skip to Main Content

Un pittore popolare

• TRICESIMO

I friulani sono gente schiva che non fa sconti.

Ogni volta che programmiamo un’uscita oltre il Tagliamento sappiamo che i nostri programmi saranno fitti, densi, e dovranno essere snelliti in postproduzione.

I nostri accompagnatori si fanno alacri, tenaci, richiedenti: ogni chiesetta dovrà essere ripresa, ogni cippo, ogni monumento, anche recente dovrà essere citato, illustrato, spiegato.

Le frazioni sono tante, disseminate come sassolini lungo una statale di media importanza: hanno nomi affascinanti, duri ed esotici con le loro chiusure in consonante.

Se in tutto il Paese le variazioni culturali e linguistiche sono frequenti, il Friuli esalta le coloriture cangianti della cultura regionale. Come cambia il paesaggio, che muta velocemente in un breve spazio, così cambiano le pronunce, i costumi, le usanze, le appartenenze.

Per questo la Regione dovrebbe essere visitata con un mezzo lento, il più lento possibile: forse a piedi sarebbe l'ideale così da poterne gustare i micro mutamenti. Tricesimo è solo uno dei molti, mutevoli, luoghi di continua transizione della zona più cangiante d'Italia. 

L’altura dove sorgeva il castello è stata reinterpretata e da punto d’osservazione è divenuto il poggio di una villa di delizie. Una bella passeggiata nel bosco d’autunno conduce in paese, rinnovato e ricostruito dopo il terremoto del ’76 e le vie della vallata ampia – che in un batter d’occhio portano a Udine e alla zona commerciale – si diramano in una fantasia di frazioni, ognuna arricchita da chiesette rinascimentali affrescate dalla mano di un pittore tedesco, Gian Paolo Thanner, dedito a uno stile ancora piacevolmente medievale.

Il Thanner vive fuori dal tempo, ha la mano pesante, il tratto spesso, ama il colore acceso che stende a pennello pieno. Ama i mondi colorati: come li ha visti nelle chiese del Trecento, così lui li ripropone, incurante del fatto che negli stessi anni il mondo conosceva Michelangelo e Leonardo.

Il fatto che fosse figlio d’arte e la vicinanza con la capitale dell’Adriatico, Venezia, non rende plausibile l’ignoranza della fioritura culturale in atto. È ipotizzabile che il nostro difendesse il diritto di dipingere nel suo stile “retrò”? Mancano, a tale proposito, le prove documentali tuttavia di lui si sa che fu un pittore “senza scuola” nonostante gli insegnamenti del padre intagliatore e i richiami all’opera di Antonio da Firenze, Gianfrancesco da Tolmezzo e Pellegrino di San Daniele. La sua cifra stilistica risiede nella forza di un linguaggio popolareggiante che prevede inserimento di figure profane. La parola definitiva l’ha scritta lo studioso Giuseppe Bergamini nella pagina dedicata del Dizionario Biografico dei friulani:

L’incredibile serie di commissioni pervenutegli, visto il modesto livello qualitativo della sua pittura con figure sgraziate e prive di proporzioni, il secco chiaroscurare e l’incerta impaginazione delle scene, inducono ad una sola considerazione: che la sua pittura era a misura di committente e che i suoi “fumetti” risultavano immediatamente comprensibili ad una popolazione non preparata ad apprezzare le eleganze formali dei maggiori pittori dell’epoca.

Punto.

Video correlati

Tricesimo

Cuore del Friuli

Redazione PiccolaGrandeItalia.TV
© BweB s.r.l.
📧 E-mail
🌐 Visita il nostro sito
🔔 Iscriviti al canale YouTube
📱 Facebook
🤳 Instagram
📑 Twitter
📲 TikTok

Back To Top