A cinque minuti di macchina dal centro di Arena Po si trova uno di quei ristorantini fluviali che tanto sarebbero piaciuti a Mario Soldati.
Un posto d’una volta, poco più di un capanno in cui gli ultimi residui di eternit si accostano a rifacimenti più moderni. Sulle piccole tavole ricoperte da una tovaglia di carta a quadretti bianchi e rossi, tra le sedie tutte scompagnate, trionfano i piatti della cucina di fiume, dai sapori di minuscola cambusa.
Il pesce d’acqua dolce, in questo ricettario, è solo uno degli ingredienti. Tra i protagonisti indiscussi troviamo il riso, preparato nella veste di risotti sontuosi grazie ai formaggi padani; le rane, fritte o in umido; le anguille; la zucca quando è stagione.
Non mancano le concessioni alle fragranze agrodolci tipiche dell’area più centrale della Valle del Po tra cipolle, mostarde che sanno di frutta e di nebbia e densi vini rossi che macchiano il bicchiere.
Alle strade d'asfalto e d'acqua si associano, nel viaggio, i percorsi sterrati che risalgono il profilo dell'argine, nella continua tensione delle terre del fiume, compresse e disegnate dalla mano dell'uomo nell'agitazione pacata delle acque regimentate.
Se oggi il fiume scorre a qualche distanza dall’antico porto fluviale, Arena Po conserva nel nome il ricordo dell’importanza dell’originaria simbiosi e reinventa, anche grazie al fiume, una nuova identità di luogo d’arte.
Il progetto ha preso avvio nel 2015 con un piccolo nucleo di opere prodotte in collaborazione con l’accademia di Brera.
Oggi le sculture in mostra sono 14, tutte nate dalle mani di artisti internazionali.
Ciò rende il centro storico un vero e proprio museo all’aperto, intitolato significativamente, MAPO Museo, Arte e Ambiente.
Arena Po un progetto di lungo respiro che si protrarrà nei prossimi anni fino… a esaurimento immaginazione.
