C’è una croce ad Oyace che sporge dall’alto di un dente di roccia, lungo la strada che sale veloce dalla bassa valle fino al paese.
La Valpelline è una vallata ampia e ricca di prati, chiusa dalla carniera delle guglie della catena dei Morrion.
La vicina Aosta, ad appena 18 chilometri, lascia filtrare verso gli alpeggi i fumi della città che si infrangono e si diradano contro la croce posta a guardia dello sperone.
Per secoli ammantata da un'aura di misticismo, la croce di Oyace dissolse - con un supposto potere taumaturgico - la devastazione della peste del Seicento. Una fama leggendaria infranta, rapidamente, nella primavera del 2020 con la diffusione dell'epidemia di Covid-19.
Un’evenienza che ci racconta la trasformazione delle nostre montagne nel corso dei secoli: oggi le valli totalmente isolate, sigillate in enclave irraggiungibili, non esistono più.
“L’ultima valle” è strettamente relata con il mondo, facile da percorrere e da vivere con tutte le contraddizioni della modernità.
Cosa vedere.
Oggi il borgo, a spiccata vocazione turistica, sonnecchia all’ombra dell’antica Tornalla che troneggia sul piedistallo roccioso che domina il cuore della Valpelline, aggettante sulla gola scavata dal torrente burrascoso.
Una torre di avvistamento e di guardia, posta lungo una delle più importanti piste che attraversavano queste montagne aspre.
La sua forma ottagonale la rende un unicum e interroga da decenni architetti e storici dell’arte.