Palazzolo sull’Oglio è una di quelle sorprendenti cittadine lombarde che si attraversano nella corsa dell’autostrada ma in cui non ci si ferma mai.
Il primo impatto con la città, come spesso avviene, è affidato all’alberghetto che ci accoglie: lampade fioche, inserti industriali, letti alti.
Il ristorante al piano terra ha una bella vetrata d’altri tempi che fa assomigliare la sala a una serra: è mercoledì sera, non ci sono altri avventori e, appena prima del sopraggiungere della notte, si scorgono i pendolari scendere dal treno. La rampa del binario si trova pochi passi oltre il giardino.
Il piatto forte, ci dice la cameriera che è anche ostessa, sono le polpette di bollito.
Le assaggiamo assieme all'involtino di bietole con la lonza di maiale, un po' di bollito misto a parte, più il persico passato nell'uovo e fritto, il vitello tonnato, la peperonata e la parmigiana di zucchine. Nel bicchiere: una selezione di Franciacorta che è qui, dietro l'angolo.
Per il resto, Palazzolo è un borgo storico che deve al fiume la sua storica fortuna.
L’acqua scende verde dal Lago d’Iseo e corre verso sud accarezzando i ponti antichi e le rive industriali che, ripulite, hanno riconquistato l’aspetto verde d’un tempo.
Se nel XIX secolo la città conobbe un’importante crescita economica grazie all’apertura del primo impianto italiano per la produzione di calce e cemento (per non parlare del comparto tessile e metallurgico) oggi Palazzolo è rifiorita nel segno della cultura e della bellezza.
Il borgo industriale si propone come meta turistica e come incubatore di cultura con tanti eventi e un sottile, ma pervasivo, sentore di dolce vita che profuma le strade.