La luce, a Esterzili, cade liquida e irrora il paesaggio: montagne, case e animali appaiono come dipinte con macchie di colore lucido.
Siamo in Barbagia, Sud Sardegna, ai piedi di un monte isolato noto come Monte di Santa Vittoria che supera i mille metri; un’altezza da cui si gode un panorama vastissimo che abbraccia Cagliari e Oristano.
Un luogo presidiato sin dall’epoca prenuragica come attestano i settantasette siti archeologici presenti nel territorio: la struttura più importante è il complesso megalitico noto come Domu de Orgia.
Secondo la leggenda, Orgia era una figura enigmatica, variamente descritta come strega o come fata, che risiedeva nel tempio locale. Per ragioni oscure, gli abitanti decisero di allontanarla (alcune versioni sostengono che avessero ucciso i suoi figli, provocando così la sua vendetta).
Orgia, andandosene, lasciò dietro di sé due recipienti: uno contenente alveari colmi di api e l’altro zeppo di musca macedda. La musca macedda, secondo le leggende, era un grande insetto il cui pungiglione era velenoso e letale.
Pur desiderosi di approfittare del miele dalle api, gli abitanti, spaventati dal rischio di liberare la pericolosa musca macedda e condannarsi a una morte certa, scelsero di non aprire gli orci, nascondendoli sotto terra.
Raccontano che i due recipienti siano ancora lì, sepolti nelle vicinanze del tempio.
Da un punto di vista archeologico, si tratta di una struttura a megaron (ovvero, l’ambiente più interno e sontuoso dei palazzi micenei), per conformazione, grandezza e conservazione il più importante tra quelli presenti sull’isola.
La struttura, a pianta rettangolare, si compone di due camere precedute da un vestibolo ed è racchiuso entro un recinto sacro ellittico.
Le indagini hanno riportato alla luce decine di bronzetti votivi e datano il complesso alla seconda metà del II millennio a.C.