Il Paese della grande bellezza perde terreno.
I numeri dissonanti appartenenti a differenti aree d’indagine sono la prova che qualcosa, nel meccanismo della Sistema Turismo, non funziona come dovrebbe.
L’Italia è il Paese che, nel mondo, può vantare il maggior numero di siti Unesco: 51, ai quali vanno sommate due location vaticane e alcune sedi immateriali come il Teatro dei Pupi o lo Zibibbo di Pantelleria.
Un patrimonio che dovrebbe renderci i numeri uno, la calamita globale per i viaggiatori in cerca di arte, cultura e sapori. Peccato che i numeri dicano il contrario.
Il recente rapporto curato da Confturismo e Ciset sottolinea che se il turismo mondiale è cresciuto del 75%, tra 2001 e 2015, l’Italia è riuscita ad intercettare solo una parte del miliardo e 187 milioni di viaggiatori che hanno solcato i cieli del globo, aumentando la propria attrattività solamente del 48%.
Se il nostro comparto turistico cresce meno di altri, a preoccupare gli operatori del settore spunta il taglio netto dei tempi di permanenza: da 4,1 (2001) a 3,6 giorni (2015). Un andamento determinato dalla moda del turismo mordi e fuggi che tuttavia vede diminuire, parallelamente, la disponibilità di spesa del turista medio: dai 1.035 euro del 2001 ai 676 euro del 2015.
Un settore battezzato, con troppa leggerezza, “il nostro vero petrolio” che tuttavia non è in grado di vincere la competitività mondiale.
Non è raro che mete meno ricche di storia ma più carismatiche e, soprattutto, più competitive per quanto riguarda il rapporto qualità-prezzo, riescano ad avere la meglio.
A tale proposito, l’ultimo rapporto “Country Brand Index 2014-2015” ci vede scivolare dal 28° al 57° posto e proprio la qualità dei servizi (dai mezzi pubblici all’accoglienza negli alberghi a due e tre stelle) è la prima causa di malcontento tra i turisti stranieri.
Tra le note dolenti della cattiva gestione del nostro patrimonio unico al mondo spiccano i dati che riguardano il Meridione.
Il Sud vanta, da solo, 18 siti Patrimonio dell’Umanità (più di tutta la Gran Bretagna) ma nel 2014 Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania hanno incassato appena 3,238 miliardi di dollari, contro i 45,5 del Regno Unito.
Numeri messi in evidenza dal rapporto Ciset-Confturismo che sottolinea, con una certa drammaticità, che il Mezzogiorno ha accolto solo il 12,5% dei turisti stranieri. Poco più della metà del solo Veneto (che grazie a Venezia è in grado di attrarre il 20,5% dei visitatori che sbarcano nei nostri aeroporti). E la “macro-regione” del turismo italiano, quella percorsa e richiesta dal 71,5% dei visitatori, comprende per l’appunto il Veneto seguito da Lombardia, Toscana, Lazio e Trentino Alto-Adige.