Dal 5 al 7 aprile 2017, torna a Forlì il grande appuntamento con FierAvicola, il salone internazionale B2B dedicato al mondo dell’avicoltura.
Una manifestazione giunta alla cinquantesima edizione che quest’anno si concentrerà su internazionalizzazione e organizzazione di filiera.
Con un’area espositiva che oltrepassa i 20.000 metri quadrati, FierAvicola si conferma l’evento leader in Italia dedicato al settore in virtù del suo alto grado di specializzazione, caratteristica che evidenzia la valenza di questa manifestazione per la tessitura di relazioni professionali e commerciali.
E se lo sguardo di produttori e tecnici è rivolto al commercio globale, merita una menzione anche la collocazione geograficamente strategica della fiera stessa.
“Il distretto della Romagna – spiega Gianluca Bagnara, presidente della Fiera di Forlì – ricopre un ruolo di prim’ordine all’interno dell’avicoltura nazionale basti ricordare che il 20% della produzione totale di carne bianca e l’11% della produzione di uova viene da queste zone mentre l’aggregazione del comparto della lavorazione e della commercializzazione sfiora il 40%. Numeri che parlano di un’autentica organizzazione di filiera dove non sono compresi solo i sistemi produttivi, pur all’avanguardia, ma anche la capacità di far fronte a una serie di fattori come i cambiamenti climatici o le emergenze sanitarie che diversamente non potrebbero essere affrontati”.
Se il Made in Italy fa scuola, il mondo ci osserva e l’internazionalizzazione diviene il pilastro sul quale continuare ad investire.
Nel corso dei tre giorni di FierAvicola, gli operatori potranno partecipare a numerosi convegni e tavole rotonde come, ad esempio, il meeting dell’African Forum che rappresenta una delle grandi novità dell’edizione di quest’anno. Un appuntamento al quale saranno presenti 20 Paesi africani, molto interessati ai progetti di avicoltura sostenibile.
FierAvicola sarà anche l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte.
Il comparto avicolo, in Italia, arriva da un 2016 particolarmente difficile sia per quanto riguarda i consumi di carne di pollo e uova, sia per quanto riguarda la redditività per gli allevatori.
“Le ultime rilevazioni parlano di timidi segnali di ripresa – riflette ancora il presidente Bagnara – ma non possiamo dimenticare che nel solo 2016 le quotazioni delle uova hanno dovuto incassare una flessione addirittura del 20% sull’anno precedente, arrivando a un -5% nella media degli ultimi cinque anni. Fortunatamente il costo delle materie prime destinate all’alimentazione, che copre il 60% del costo di produzione in allevamento, è in frenata e questo mitiga un po’ le perdite economiche che comunque pesano come un macigno sui produttori”.
In Italia si producono mediamente ogni anno 850.000 tonnellate di uova, pari a un valore di 1,2 miliardi di euro che genera un fatturato sul prodotto finito, quindi confezionato o sgusciato, vicino a 1,5 miliardi di euro. Il numero di ovaiole in produzione nel nostro Paese supera i 42 milioni di unità e sono allevate in 3.400 allevamenti. Nel nostro Paese il consumo pro-capite di uova tocca i 12,6 kg a fronte di 14,2kg nella Ue a 25.
Photo credits: www.fieravicola.com