Sono molti i luoghi in Europa in cui è possibile camminare e arrampicare su pendici più o meno verticali, tuttavia la sensazione è sempre quella del compromesso.
Rispetto ai grandi percorsi selvaggi (per non parlare delle scalate degli ottomila), protagonisti dell’offerta dell’en-plein-air internazionale, i sentieri italiani pagano troppo spesso il dazio dell’antropizzazione spinta.
Se per un tratto la natura domina il paesaggio è facile imbattersi in rifugi, bivacchi e paesi o, in generale, nell’impronta dell’uomo sul panorama.
Se da un lato ciò rimarca la fornitura di servizi e rappresenta una fonte di rassicurazione, la possibilità di passeggiare per lunghi tratti all'ombra dell'uomo diviene, nel nostro continente, un tratto distintivo e un vantaggio turistico non indifferente.
L’archeotrekking è una moda che appassiona molti camminatori, non per forza esperti, in virtù delle molte presenze archeologiche che è possibile ammirare passeggiando per il nostro Paese.
Il Parco archeologico di Vulci, non a caso, ne ha fatto un brand: qui il concetto di “passeggiata nella storia” tocca uno dei suoi apici. I resti della metropoli etrusca si associano a spettacolari panorami nel verde e ai molti eventi che – con sapienza – il Parco organizza ogni estate.
E così, con facilità estrema, nuove parole e nuovi passi risuonano sul liscio basolato che disegna gli antichi percorsi sulle colline.