C’è un’attitudine che, nella storia, si riscontra per la prima volta nelle grandi dinastie militari del nord Italia e che viene assunta, successivamente, dai grandi sovrani degli stati europei, e consiste nell’edificare residenze di svago e delizia all’interno dei propri possedimenti.
Residenze con funzione di presidio militare e di centro direzionale agricolo, pensate per accogliere tra i fasti una popolosa corte.
Tra Medioevo e Rinascimento, non c’è famiglia esente da questa moda che diviene ben presto una fissazione: dalle delizie estensi alle città ideali gonzaghesche… fino ai castelli viscontei e sforzeschi che, con i loro mattoni rosseggianti, punteggiano la pianura lombarda.
Circondato dal verde e dalle dolci distese del Parco naturale lombardo della Valle del Ticino, Bereguardo si trova nel pavese nord occidentale, al termine dell’asta del Naviglio proveniente da Abbiategrasso.
L’imponente Castello di Bereguardo, costruito tra 1376 e 1378 riprende la classica tipologia dei castelli viscontei di pianura.
Il vasto cortile interno, racchiuso da un ancor più ampio perimetro murato, troneggia su un terrapieno naturale del Ticino. Pur essendo circondato da un fossato, manca insolitamente di torri sugli angoli, una caratteristica forse attribuibile alla sua primaria funzione residenziale. Oggi si mostra con una struttura a "U", a seguito della demolizione della sezione nord.
Storicamente, sebbene fosse principalmente un luogo di residenza, serviva anche come baluardo di difesa del confine occidentale dello Stato di Milano. Era parte di una vasta rete di fortificazioni che si estendeva da Bellinzona a Pavia che, creando una barriera quasi impenetrabile lungo il Ticino, proteggeva il nucleo vitale dello Stato tra il Ticino e l’Adda.
L’elemento architettonico più importante oggi conservato e la splendida bifora gotica in cotto presente sulla facciata meridionale. Alcune fonti la attribuiscono al Bramante e fu realizzata durante gli ampliamenti del quindicesimo secolo voluti da Filippo Maria Visconti.
Il motto À bon droit, qui visibile alla base della colonnina, è indubbiamente uno dei più celebri della casata e secondo Pier Candido Decembrio fu coniato dalla penna di Francesco Petrarca.