La costa ionica, con la sua linea tenue e quasi distratta, accoglie Policoro come un approdo dimenticato dagli dei. Qui, tra il profumo acre della salsedine e l’eco verde delle distese lucane, non è tanto il paesaggio a stupire, ma il modo in cui sembra osservare, immobile, il passaggio del tempo.
Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide, silenzioso custode di reperti, racconta senza clamore l’antica colonia greca di Herakleia.
Dentro le sue sale, riposano le Tavole di Herakleia e, intorno, le ceramiche, le statuette votive e le monete sembrano testimoniare un passato in cui l’uomo si affannava a costruire un ordine nel caos della storia. Qui, più che altrove, le voci di chi fu risuonano senza bisogno di parole.
Ma Policoro non si limita al racconto di ciò che è stato.
Prima che il XX secolo plasmasse il paesaggio con la sua razionalità geometrica, questa costa ospitava un bioma raro, quasi fantastico. La Riserva Naturale Orientata del Bosco Pantano ne è l'ultimo baluardo: un luogo dove la terra incontra, con dolcezza, il mare.
Nel cuore della riserva, il CRAS, centro di recupero per animali selvatici e tartarughe marine, opera con la stessa devozione di un custode di templi. Aperto a ogni ora, veglia su quelle creature che il mare e la terra restituiscono, ferite o stanche.
Policoro non si racconta con enfasi. È un luogo dove la storia e la natura dialogano senza fretta, come due viandanti che si scambino memorie sotto un albero.
Venire qui non è tanto un viaggio, quanto un ascolto: del passato che si svela con la lentezza di un rito, e della natura che sembra bisbigliare che, forse, non tutto è perduto.