Nel 2028 San Damiano Macra compirà mille anni. Le prime tracce della sua esistenza si riscontrano nell’atto di fondazione dell’abbazia di Caramagna Piemonte, potente presidio religioso e politico della provincia di Cuneo.

La presenza di un borgo organizzato è censita per faccende di decime e proprietà, com’è ovvio, ma di insediamenti umani remoti si parla, a San Damiano, sin dall’epoca romana.

La piccola frazione di Pagliero è abbarbicata tra le colline di una valletta laterale.

Dietro la chiesa, nel punto in cui lo sguardo plana a volo d’uccello verso il fondovalle, c’è un muro diroccato in cui si apre una porta a doppio battente.

Oltre questo recinto troviamo la cappelletta nuda del vecchio cimitero che conserva un'epigrafe romana della seconda metà del I secolo d.C.
L'incisione, su marmo bianco, indica che si tratta di un oggetto commemorativo realizzato in bottega, indice del fatto che il committente doveva essere benestante.

Potrebbe trattarsi del duumviro del luogo, posto al governo di un luogo denominano Foro Germanorum, probabilmente San Lorenzo di Caraglio.

Un cittadino romano di medio rango – Marco Esomnio Severo – commemora la moglie, Blaia, e la figlia di lei, Disiana.

I nomi delle due donne – probabilmente di tribù celtica – sono eloquenti e consentono di stabilire il perimetro di questa unione familiare che ci fa ipotizzare il matrimonio tra un ricco romano e una donna originaria della zona.

Che madre e figlia abbiano riposato per un periodo sul bel terrazzo panoramico che guarda la valle del Maira non è un’informazione in nostro possesso ma la fantasia vaga, contemplando il paese azzurro, immaginando una vicenda di famiglia e d’amore tra queste colline, oggi regno di grandi silenzi e borghi abbandonati.