Nato a Clusone nel 1591, Cosimo Fanzago fu discendente di un’illustre famiglia di ingegneri e matematici e, appassionatosi alla scultura in giovane età, si trasferì a Napoli per perfezionare la propria arte e catturare commissioni.
Detto addio all’aspra montagna bergamasca il Fanzago fu molto attivo in città (sua la mano dietro al cancello della reale cappella del Tesoro di San Gennaro) e nelle propaggini più periferiche del regno.
Il Fanzago fu in grado di interpretare il barocco locale imprimendo un indirizzo del tutto personale: marmi colorati e intarsi ornano strutture rigorosamente impostate, debitrici all’impianto rinascimentale nella distribuzione di pesi e volumi.
È del 1630, dunque della piena maturità, il suo impegno a Pescocostanzo dove il suo estro creativo ebbe modo di esprimersi felicemente, scovando una soluzione architettonicamente interessante e di assoluto rilievo concettuale.
Voluto dalle nobili famiglie della vallata, quello che oggi è noto come Palazzo Fanzago nacque come monastero di clausura per le monache clarisse di Santa Scolastica.
Del progetto originario si conserva la facciata che dà sulla piazza che, nel perfetto spirito dell’illusionismo scenografico barocco, non rinuncia alla bellezza.
Pur essendo un monastero di clausura – per il quale i nobili finestroni esterni non erano adeguati – l’architetto fregia il muro esterno di sei nicchie timpanate in pietra grigia, arricchite da lesene e mensole.
Le finestre grigie risaltano sull’intonaco, sviluppano un contrasto scenografico e conciliano il linguaggio barocco con l’impianto classicista rinascimentale.
Dietro a queste finestre cieche si muovevano le nobili suore, recluse senza rinunciare allo splendore manifesto del loro ruolo sociale.