Il profilo azzurro dell’Isola d’Elba si staglia all’orizzonte mentre Pianosa, la romana Planasia, si stende nel mare con i suoi 10 chilometri quadrati di natura e mare.
Per approdare al molo moresco è necessario prendere il traghetto dall’Elba, possono volerci alcune ore per coprire una distanza, tutto sommato, breve.
L’isola è frequentata da alcuni habitué ma resta relegata ai margini dei grandi circuiti turistici, complice una storia particolare che l’ha tenuta fuori dagli itinerari.
Il fatto che l'isola sia stata una colonia penale dal 1856 al 1998 lascia un'eredità interessante e pesante: calpestare questo suolo evoca una Guyana tirrenica, locale. Il paese è abbandonato a beneficio di una natura che qui si preserva intatta e occhieggia dalle finestre tra le inferriate vecchie, i muri scrostati, i corridoi vuoti.
Le memorie umane sono macerie e gli ambienti rimangono popolati di oggetti abbandonati, documenti e libri.
Il muro in cemento armato castra la vista e incide nell’immaginazione paragonato alla libertà luminosa che si respira passeggiando nella natura insulare.
L’isola dei detenuti riluce di una bellezza selvaggia. Sono questi i panorami che hanno scandito le giornate di un prigioniero illustre: Sandro Pertini scontò entro questo perimetro i lunghi anni di confino.
Qui scrisse la famosa Lettera alla Madre in cui rifiutava la grazia con strenua dignità in difesa di un’ideale politico.