Oggi esploreremo l’affascinante vicenda della scomparsa di Villa Fini a Lìmena, paese situato nella prima cintura padovana.

Dell’imponente complesso che era una volta Villa Fini, ci sono pervenute le maestose barchesse dalle eleganti arcate e l’oratorio della Beata Vergine del Rosario.

Tutto ha inizio quando i Fini, in linea con molte famiglie veneziane, decisero di investire i loro capitali mercantili in acquisti immobiliari sulla terraferma.

Nel 1662, acquistarono dai canonici lateranensi di San Giovanni di Verdara vari appezzamenti di terreno con case e altri beni. Purtroppo, i documenti, in particolare quelli cartografici, sono scarsi, rendendo difficile stabilire con precisione l’epoca della costruzione della villa. L’unico disegno a nostra disposizione risale al 1722, 60 anni dopo l’acquisto dei Fini.

In questa rappresentazione, la villa si mostra nella sua grandiosa imponenza. Comprende un corpo centrale con la casa padronale su tre piani, arricchita da un'ampia scalinata. Ai lati si estendono le barchesse gemelle, collegate a due entrate con anditi semicircolari. 

Non si sa con certezza come la villa sia stata demolita, ma sembra che l’abbattimento abbia avuto luogo alla fine del XVIII secolo. Pare che la famiglia abbia optato per la demolizione pietra su pietra per evitare le pesanti tasse imposte dalla morente Repubblica di Venezia sugli immobili di pregio.

Questa teoria è supportata dal fatto che, in quel periodo, le fortune economiche della famiglia Fini stavano declinando.

Nel 1813, la vedova di Girolamo Fini vendette gran parte delle sue proprietà, inclusa la barchessa di sinistra, al padovano Francesco Morsari. Costui morì a Padova il 20 febbraio 1850, lasciando la maggior parte dei suoi beni in eredità alla Casa di Ricovero di Padova.

Nel 1982, la barchessa di sinistra fu acquistata dal comune di Limena e completamente restaurata; oggi funge da sede municipale.